Alla scoperta del jazz
Non è facile spiegare il jazz. Così come non è facile ascoltarlo e, soprattutto, capirlo. Forse perché il jazz è un’emozione, uno stato d’animo, un modo di essere o uno stile di vita. Ciascuno dei musicisti jazz o degli ascoltatori della musica jazz riscopre una versione differente di se stesso e proprio per questo motivo è difficile spiegare il jazz, perché questa musica è personale.
La nascita del jazz
La musica jazz nasce nel ventesimo secolo a New Orleans. Il padre o pioniere di questa musica così rivoluzionaria e ”sregolata” è Buddy Bolden, ma la vera e propria età del jazz si afferma negli anni ’20, ossia subito dopo la Prima Guerra Mondiale. Proprio in questo periodo, infatti, i simboli del jazz riescono a oltrepassare i confini e a far conoscere i loro ritmi in tutto il mondo. La star principale è sicuramente Louis Armstrong. A seguito della crisi del 1929 però la musica jazz subisce una brusca frenata. I musicisti jazz erano sicuramente persone umili e di scarso spessore economico e proprio per questo motivo riuscire a sopravvivere di musica divenne un problema. Ma la musica jazz è abituata a sopravvivere agli eventi e alle difficoltà. Proprio come gli inventori di questa arte, ossia gli schiavi afro-americani, il jazz è riuscito a trascinarsi fino ai nostri giorni, venendo sempre messa da parte da chi pratica tutti gli altri tipi di musica, proprio a causa della sua sregolatezza. E forse anche per questo motivo che solo in pochi riescono a contemplare questa particolare musica.
Il fascino di una musica misteriosa
Ciò che affascina di questa musica sono anche i misteri che hanno accompagnato tutti i musicisti principali, tutti tormentati, e che hanno espresso il loro stato d’animo in questi ritmi unici ed originali. Forse anche per questo motivo spesso si accomunava il jazz alla musica del diavolo e allo stesso tempo alla morte. Ma la morte e il tormento non sono solo gli unici sentimenti che vengono espressi da questa musica. Il musicista jazz è un trasgressore per natura, uno che non accetta le regole, così come non accettava la schiavitù nelle sue origini, e che riversa i suoi comportamenti nella società, spesso con comportamenti illegali e assolutamente da condannare. La bellezza del jazz sta nel fatto che non sai mai che nota sarà la prossima di quella appena suonata, non sai mai se il motivo che hai appena sentito si ripeterà come un ritornello o se sarà solo una piccola parte della composizione. Non c’è niente di sensato nel jazz, ma per uno che riesce a penetrare in questo mondo tutto assume un senso. La morte diventa vita, il tormento diviene felicità e persino il diavolo può trasformarsi in un angelo. I suoni unici degli strumenti utilizzati dunque sono solamente una piccola parte di questo immenso mondo che si è trascinato, a fatica, ma sempre vivo, fino ad oggi, e che per sempre vivrà.